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I nostri percorsi irrazionali

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E poi…

E poi si sceglie un nome che ci rappresenti

un nome per continuare a lottare e sperare di vincere

contro noi stessi così remissivi ed esausti così provati dalla vita

così dolenti ed arresi così soli

 

Si sceglie un nome come un vessillo un remo

una riva da raggiungere un comandamento

Si sceglie per similitudine per assonanza

Per distrazione o dimenticanza

 

Si sceglie il mistero più comprensibile

dove poter rientrare a sera come a casa

come tra quei pensieri accantonati

come ad un focolare che ci riscaldi e ci consoli

 

E poi…

E poi si sceglie di non morire tra le braccia di un’inquietudine

mai domata e che ci perseguita fissando i chiodi e da forma

alla nostra croce e poi ci si arroventa la mente come in un braciere

e con mille perché i dubbi i timori gli azzardi sepolti

 

e poi si resta fermi sulla soglia con una domanda

una carezza gelata una traccia perduta d’una stella

quando la terra frana e noi siamo fragili in un volo di farfalla

e nel percorso al contrario, alla memoria del bruco.

 Vincenzo Corsaro - 27/03/2024 11:00:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

Cara Rosetta, anche con questa poesia mi hai stupito. Per prima cosa perché l’hai scritta come piace a me e poi perché tocca un problema profondo, esistenziale. Il tempo che stiamo vivendo è drammatico, imprevedibile, inatteso, ingovernabile e noi ci sentiamo smarriti.

Baricco ci ha invitato a pensare al tempo che verrà evocando la figura dell’audacia:
“Mettere da parte la tristezza, e pensare: cioè capire, leggere il caos, inventariare i mostri mai visti, dare nome a fenomeni mai vissuti…”  e mettersi “Al lavoro dunque, ognuno nella misura delle sue possibilità e del suo talento.”

Recalcati parla del “tempo che stiamo vivendo come il tempo di un trauma collettivo” e di “provare a guardare oltre mentre si è ancora chiusi nelle nostre case, impietriti dalla paura.” Possiamo “rispondere in due modi alla lezione potente del trauma: fingere di tornare a vivere come prima, come se nulla fosse accaduto, oppure” …  “provare a trarre da questa impensata potenza negativa una forza nuova. Prendere il trauma come un’occasione potente di trasformazione.”

Paul Gauguin diceva “Verrà un giorno in cui mi rifugerò nella foresta in un’isola dell’oceano a vivere d’arte, seguendo in pace la mia ispirazione”.

Ecco, dobbiamo trovare dentro noi quel posto che in questa bella poesia tu aneli, quel luogo in cui possiamo essere noi stessi senza più orpelli che ci rappresentano, basta eliminare il superfluo, l’impotenza, gli ingombri, l’utopia astratta per coltivare la potenza vitale dell’essenziale. Complimenti davvero e una serena giornata Rosetta :)

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